Nel 1553, per volere del barone di Misilmeri, Don Vincenzo Del Bosco, iniziarono i lavori della nuova chiesa madre che durarono fino al 1584. Attorno alla Madrice gravita gran parte della storia di Misilmeri. Il suo Archivio Parrocchiale conserva interi tutti i registri di battesimo, matrimoni e morti dal 1625 fino ad oggi. Intitolata a San Giovanni Battista, fu restaurata in varie fasi ma sicuramente una delle opere di restauro piu' importante fu quella della facciata nel 1883. Infatti, dopo un sopraluogo di un ingegnere della provincia, si pote' constatare che la primitiva facciata, per difetto di fondazione e filtrazione d'acqua, presentava lesioni un po' dovunque. Era necessario quindi abbatterla e rifarne una nuova e l'incarico fu affidato a due ingegneri misilmeresi: Giuseppe Landolina e Pietro Raccuglia. Oggi e' il monumento per eccellenza di Misilmeri. La sua ampia scalinata e il frontone principale con rosone a raggiera , voluti dal sindaco Pietro Scozzari alla fine del secolo scorso, conferiscono rigore e sontuosita' alla piazza principale. Nel 1951, nel rifare tutta la pavimentazione di marmo, si scopri' sotto la Cappella di San Giuseppe un sotterraneo con una scala d'accesso nel centro della navata. Vi si trovarono dei loculi rivestiti di mattonelle di majolica a disegni. Era la sepoltura dei sacerdoti, come dice una lapide scritta in latino, fatta sistemare dal sacerdote Don Gaetano Bonanno nel 1776. Vi si accede alzando i bulloni di ottone delle 3 lastre di marno del pavimento al centro della navata. Alzandolo ci troviamo di fronte alla prima rampa di scale di detto sotterraneo e, scendendo, troviamo una stanzetta che fino al 1866 funziono' da " scolatore" per l'essiccazione dei cadaveri. La Madrice e' ricca di preziosi ed artistici quadri e statue. Tra questi, di notevole interesse artistico sono una pregiata pala d'altare raffigurante l'Immacolata e un dipinto su ardesia ritraente la Via Crucis, entrambi realizzati da Vito D'Anna (1720-1769) rispettivamente nel 1768 e nel 1767. Degne di particolare attenzione risultano essere una pregevole urna d'argento contenente reliquie di San Giusto, attribuibile a Pietro Novelli (1603-1647) e diverse statue in legno del diciottesimo secolo tra le quali spicca, per l'ottima fattura, l'Immacolata di Pietro Marabitti (1734).
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